martedì 23 ottobre 2012

L'esperienza.

Ciao.


Mi chiamo Riccardo, ho 26 anni e sto sorseggiando una coca cola nel JFK Airport di New York.

Sarà l'effetto dato dal materiale della vetrata o sarà un'impressione mia, ma quest'oggi anche NYC oltre a me ha un'aria malinconica.

Vedo uccelli di metallo andare e venire specchiandosi in quel che più in la diventerà oceano. Se mi sforzo ancora un pochino vedo invece palazzi dall'altezza vertiginosa fare capolino lungo la linea dell'orizzonte.

Ciao.

Mi chiamo Riccardo, ho 26 anni e fino a quattro mesi fa' non pensavo di riuscire mai nella mia vita ad andare a New York anche solo da turista. Figuriamoci fossi riuscito a pensare che di New York ne avrei assaporato anche i ritmi.

Un'altra esperienza nella mia collezione. Anche se collezione è veramente riduttivo per ciò di cui mi sento veramente dipendente: la vita.

Ciao.

Mi chiamo Riccardo, ho 26 anni e fino a poche settimane fa' pensavo, a tratti, che bisogna avere sempre qualcuno su cui contare lungo il percorso della maratona. Qualcuno che sia pronto a porgerti dell'acqua fresca per dissetarti e concederti una pausa. Pensavo anche, sempre a tratti, che di pause non bisogna proprio concedersene e che l'acqua bisogna andare a prendersela da soli. Non ho mai immaginato che le due cose potessero coesistere.
Ora lo credo. Anzi, credo che i due aspetti non possano vivere separatamente.
Sono sicuro che nella mia vita ci sarà sempre qualcuno pronto a porgermi dell'acqua, e anche davvero buona, qualcuno che si prenderà cura di me e che non mi stancherò mai di ringraziare, ma sono anche sicuro che nei momenti più difficili, in salita o quando il gruppo davanti a te incomincia a strappare, saprò tenere duro e fare tesoro dell'acqua ricevuta. Oppure, più semplicemente, saprò procurarmela da solo.

Ciao.

Mi chiamo Riccardo, ho 26 anni e sono sicuro che non smetterò mai di fare esperienze. Sono sicuro che non voglio mai smettere di imparare e di arricchirmi. Sono anche sicuro che non sarà facile, ma che saprò divertirmi nel farlo.

Ciao.

Mi chiamo Riccardo, ho 26 anni e in queste settimane ho conosciuto una persona così determinata che, scherzando, mi ha detto che avrebbe smesso di imparare e fare esperienze solo quando avrà vinto il Nobel.
Questa persona la ringrazio veramente di cuore. E' stata fondamentale in questi tre mesi, un gran compagno di viaggio. Qualche volta mi ha fatto incazzare, lo ammetto. Ma fondamentale.
Io, il Nobel, gli ho augurato di vincerlo. O forse di non vincerlo mai, per la paura che smettesse di fare quello che lo rende felice: crescere, imparare, sognare.

Ciao.

Mi chiamo Riccardo, ho 26 anni e sono sempre seduto ad un tavolino dell'aeroporto JFK di NY.
Mi guardo indietro, ringrazio e penso ancora una volta che non avrei immaginato tutto ciò.
Auguro a tutti di vincere il loro Nobel. O quantomeno di inseguirlo, sempre.

Sono anche convinto che se continuo a pensare insistentemente a cosa immagino per il futuro, per quanto mi possa spingere al largo, le onde mi faranno rimanere attaccato alla spiaggia.

Quindi non importa quante piccole spinte ansiose ed insicure io dia per andare lontano.

Ne basta una.

Ma che sia di esperienza.

-2

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