Ciao.
Mi chiamo Riccardo, ho 26 anni e sto
sorseggiando una coca cola nel JFK Airport di New York.
Sarà l'effetto dato dal materiale
della vetrata o sarà un'impressione mia, ma quest'oggi anche NYC
oltre a me ha un'aria malinconica.
Vedo uccelli di metallo andare e venire
specchiandosi in quel che più in la diventerà oceano. Se mi sforzo
ancora un pochino vedo invece palazzi dall'altezza vertiginosa fare
capolino lungo la linea dell'orizzonte.
Ciao.
Mi chiamo Riccardo, ho 26 anni e fino a
quattro mesi fa' non pensavo di riuscire mai nella mia vita ad andare
a New York anche solo da turista. Figuriamoci fossi riuscito a
pensare che di New York ne avrei assaporato anche i ritmi.
Un'altra esperienza nella mia
collezione. Anche se collezione è veramente riduttivo per ciò di
cui mi sento veramente dipendente: la vita.
Ciao.
Mi chiamo Riccardo, ho 26 anni e fino a
poche settimane fa' pensavo, a tratti, che bisogna avere sempre
qualcuno su cui contare lungo il percorso della maratona. Qualcuno
che sia pronto a porgerti dell'acqua fresca per dissetarti e
concederti una pausa. Pensavo anche, sempre a tratti, che di pause
non bisogna proprio concedersene e che l'acqua bisogna andare a
prendersela da soli. Non ho mai immaginato che le due cose potessero
coesistere.
Ora lo credo. Anzi, credo che i due
aspetti non possano vivere separatamente.
Sono sicuro che nella mia vita ci sarà
sempre qualcuno pronto a porgermi dell'acqua, e anche davvero buona,
qualcuno che si prenderà cura di me e che non mi stancherò mai di
ringraziare, ma sono anche sicuro che nei momenti più difficili, in
salita o quando il gruppo davanti a te incomincia a strappare, saprò
tenere duro e fare tesoro dell'acqua ricevuta. Oppure, più
semplicemente, saprò procurarmela da solo.
Ciao.
Mi chiamo Riccardo, ho 26 anni e sono
sicuro che non smetterò mai di fare esperienze. Sono sicuro che non
voglio mai smettere di imparare e di arricchirmi. Sono anche sicuro
che non sarà facile, ma che saprò divertirmi nel farlo.
Ciao.
Mi chiamo Riccardo, ho 26 anni e in
queste settimane ho conosciuto una persona così determinata che,
scherzando, mi ha detto che avrebbe smesso di imparare e fare
esperienze solo quando avrà vinto il Nobel.
Questa persona la ringrazio veramente
di cuore. E' stata fondamentale in questi tre mesi, un gran compagno
di viaggio. Qualche volta mi ha fatto incazzare, lo ammetto. Ma
fondamentale.
Io, il Nobel, gli ho augurato di
vincerlo. O forse di non vincerlo mai, per la paura che smettesse di
fare quello che lo rende felice: crescere, imparare, sognare.
Ciao.
Mi chiamo Riccardo, ho 26 anni e sono
sempre seduto ad un tavolino dell'aeroporto JFK di NY.
Mi guardo indietro, ringrazio e penso
ancora una volta che non avrei immaginato tutto ciò.
Auguro a tutti di vincere il loro
Nobel. O quantomeno di inseguirlo, sempre.
Sono anche convinto che se continuo a
pensare insistentemente a cosa immagino per il futuro, per quanto mi
possa spingere al largo, le onde mi faranno rimanere attaccato alla
spiaggia.
Quindi non importa quante piccole
spinte ansiose ed insicure io dia per andare lontano.
Ne basta una.
Ma che sia di esperienza.
-2
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