lunedì 8 ottobre 2012

JOVANOTY

HELLOOOUUU....!!

Mi sa che se vado avanti così, tutti i miei post dovrebbero cominciare con "vi chiedo scusa per la latitanza".... :D

Di che si parla in questo post? Vi ha fatto risuonare nulla nella vostra scatola cranica il titolo di oggi?

Ebbene sì. JOVANOTY. Che poi è la pronuncia di JOVANOTTI da parte degli americani.


Sabato sera, 6 ottobre, ho assistito ad uno dei concerti più belli della mia vita.

Sabato sera, 6 ottobre, sono andato al "Terminal 5", locale nel midtown west side, perchè un ragazzo, oramai cresciuto -classe '66- nato a Roma e fatto conoscere a tutti da Claudio Cecchetto nel lontano 1986, ha deciso di fare tappa anche a New York durante il suo lungo tour americano.

La prima cosa di cui ho potuto rendermi conto è stata la quantità di italiani che mi circondavano. Cosa a cui da due mesi abbondanti a questa parte non ero più abituato. E, a dirla tutta, un po' mi ha fatto sentire a casa.

La seconda, ahimè, è stata accorgermi che il gruppo spalla era davvero noioso...ma tutto ciò non può altro che essere utile per conoscere un po' di quegli italiani che mi stavano attorno.



Lorenzo arriva sul palco preceduto dai suoni gravi emessi dal basso di un Saturnino in ottima forma.
Camicia rossa, cravatta nera come i suoi pantaloni e Borsalino della stessa tonalità. Quest ultimo forse indossato per rimarcare la sua passione per il jazz in una delle patrie di questo genere.

Pronti, partenza, via.

Per certo, vi posso dire che non mi ricordo la scaletta. Per certo vi posso dire che non ho mai smesso di sorridere. Dalla prima all'ultima canzone...e forse anche dopo.

Sotto il palco ci si sentiva un po' tutti fratelli. Non perchè fossimo tutti in grado di cantare a squarciagola ogni parola di ogni canzone sfoderando una pronuncia impeccabile, come a voler fare invidia agli americani presenti, come a voler rivendicare qualcosa di nostro in terra straniera. Non per questo, ma molto probabilmente si era un po tutti fratelli proprio perchè gli italiani non erano poi così tanti
Perchè è un po' buffo ma allo stesso tempo bellissimo avere di fianco a te un afroamericano che ti chiede: "come si chiami questa canzoni?" Ed è altrettanto buffo ed altrettanto bello rispondergli e scrivergli il titolo tra gli appunti del cellulare. Sorridendo.
Si era un po' tutti fratelli perchè Jovanotti è così. Se stesso. Con TUTTI.
Mai maleducato ma sempre corretto. Con TUTTI.
Mette TUTTI a proprio agio prima di cominciare, si presenta, come se fosse un perfetto sconosciuto e come se gli americani in sala fossero capitati li per caso.
Ringrazia i padroni di casa prima di cominciare, si scusa per l'inglese e, come un bambino che vede un suo desiderio avverarsi, si meraviglia di stare suonando a NY davanti ad un pubblico variegato quando fino a qualche anno fa', ammette, non parlava una parola di questa lingua.

In effetti l'inglese è ancora un po' stentato. Ma chissenefrega. Lorenzo è così, e, quando non ce la fa più a cercare parole nel suo vocabolario mentale in una lingua che non è la sua, la mette sulla semplicità.

"AMORE=LOVE" 


Ed ha così eseguito una delle mie canzoni preferite di sempre, "stella cometa".



Molte sono state le hit dal sapore un po' retrò, come "positivo" e "serenata rap", poche le hit a cui ci ha abituato negli ultimi tempi. 
Molte le improvvisazioni ed i cambi di ritmo, da improvvisati bossanova a più travolgenti ritmi brasiliani. Molte le emozioni, assenti le delusioni.


Emozioni. 

Questa è la parola che può riassumere nel più sintetico dei riassunti una serata indimenticabile. Non un voto da pagella scolastica per la performance del cantautore. Non stelline da critico cinematografico del Corriere della Sera. Ma emozioni. "Solo" emozioni.

Sorrisi e tanto divertimento da parte di tutti hanno ripagato con la giusta moneta il poeta. 

Il messaggio è arrivato al destinatario nel migliore dei modi con i canali migliori possibili: le parole, le canzoni, lo show.

Ammetto che non mi era ancora capitato di assistere ad un concerto così, con un cantante che non è un personaggio costruito, ma un personaggio in quanto se stesso. Un comunicatore del cuore in grado di muoversi in un modo unico tra tutti i suoi strumenti, che molto spesso non sono solo musicali ma sono emozionali.
Una persona che non ha bisogno di fingere per essere amato, ma che allo stesso tempo sa mettersi a nudo e quasi imbarazzarsi quando, ancora una volta, saluta l'amore di una vita e le dedica una delle sue numerose canzoni.

Un poeta.

Una persona, più che una star.


Per cui, accorgendomi di non essere così abile da riuscire a tramandarvi le stesse emozioni, accorgendomi anche di stare deficitando con la lingua italiana (e questa cosa un po' mi preoccupa), vi lascio con le sue parole. 
Vi lascio anche con un suo video. Ma promettetemi di leggere prima il testo.


"Dedicata a tutti gli italiani in giro per il mondo e lontani da casa" cit. Lorenzo.

Io lo so che non sono solo 
anche quando sono solo 
io lo so che non sono solo 
io lo so che non sono solo 
anche quando sono solo 

sotto un cielo di stelle e di satelliti 
tra i colpevoli le vittime e i superstiti 
un cane abbaia alla luna 
un uomo guarda la sua mano 
sembra quella di suo padre 
quando da bambino 
lo prendeva come niente e lo sollevava su 
era bello il panorama visto dall'alto 
si gettava sulle cose prima del pensiero 
la sua mano era piccina ma afferrava il mondo intero 
ora la città è un film straniero senza sottotitoli 
le scale da salire sono scivoli, scivoli, scivoli 
il ghiaccio sulle cose 
la tele dice che le strade son pericolose 
ma l'unico pericolo che sento veramente 
è quello di non riuscire più a sentire niente 
il profumo dei fiori l'odore della città 
il suono dei motorini il sapore della pizza 
le lacrime di una mamma le idee di uno studente 
gli incroci possibili in una piazza 
di stare con le antenne alzate verso il cielo 
io lo so che non sono solo 

io lo so che non sono solo 
anche quando sono solo 
io lo so che non sono solo 
e rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango 
io lo so che non sono solo 
anche quando sono solo 
io lo so che non sono solo 
e rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango 

la città un film straniero senza sottotitoli 
una pentola che cuoce pezzi di dialoghi 
come stai quanto costa che ore sono 
che succede che si dice chi ci crede 
e allora ci si vede 
ci si sente soli dalla parte del bersaglio 
e diventi un appestato quando fai uno sbaglio 
un cartello di sei metri dice tutto è intorno a te 
ma ti guardi intorno e invece non c'è niente 
un mondo vecchio che sta insieme solo grazie a quelli che 
hanno ancora il coraggio di innamorarsi 
e una musica che pompa sangue nelle vene 
e che fa venire voglia di svegliarsi e di alzarsi 
smettere di lamentarsi 
che l'unico pericolo che senti veramente 
è quello di non riuscire più a sentire niente 
di non riuscire più a sentire niente 
il battito di un cuore dentro al petto 
la passione che fa crescere un progetto 
l'appetito la sete l'evoluzione in atto 
l'energia che si scatena in un contatto 

io lo so che non sono solo 
anche quando sono solo 
io lo so che non sono solo 
e rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango 
io lo so che non sono solo 
anche quando sono solo 
io lo so che nn sono solo 
e rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango 

e mi fondo con il cielo e con il fango 

e mi fondo con il cielo e con il fango






E l'unico pericolo che senti veramente è quello di non riuscire più a sentire niente.


VIVIAMO.





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