martedì 23 ottobre 2012

L'esperienza.

Ciao.


Mi chiamo Riccardo, ho 26 anni e sto sorseggiando una coca cola nel JFK Airport di New York.

Sarà l'effetto dato dal materiale della vetrata o sarà un'impressione mia, ma quest'oggi anche NYC oltre a me ha un'aria malinconica.

Vedo uccelli di metallo andare e venire specchiandosi in quel che più in la diventerà oceano. Se mi sforzo ancora un pochino vedo invece palazzi dall'altezza vertiginosa fare capolino lungo la linea dell'orizzonte.

Ciao.

Mi chiamo Riccardo, ho 26 anni e fino a quattro mesi fa' non pensavo di riuscire mai nella mia vita ad andare a New York anche solo da turista. Figuriamoci fossi riuscito a pensare che di New York ne avrei assaporato anche i ritmi.

Un'altra esperienza nella mia collezione. Anche se collezione è veramente riduttivo per ciò di cui mi sento veramente dipendente: la vita.

Ciao.

Mi chiamo Riccardo, ho 26 anni e fino a poche settimane fa' pensavo, a tratti, che bisogna avere sempre qualcuno su cui contare lungo il percorso della maratona. Qualcuno che sia pronto a porgerti dell'acqua fresca per dissetarti e concederti una pausa. Pensavo anche, sempre a tratti, che di pause non bisogna proprio concedersene e che l'acqua bisogna andare a prendersela da soli. Non ho mai immaginato che le due cose potessero coesistere.
Ora lo credo. Anzi, credo che i due aspetti non possano vivere separatamente.
Sono sicuro che nella mia vita ci sarà sempre qualcuno pronto a porgermi dell'acqua, e anche davvero buona, qualcuno che si prenderà cura di me e che non mi stancherò mai di ringraziare, ma sono anche sicuro che nei momenti più difficili, in salita o quando il gruppo davanti a te incomincia a strappare, saprò tenere duro e fare tesoro dell'acqua ricevuta. Oppure, più semplicemente, saprò procurarmela da solo.

Ciao.

Mi chiamo Riccardo, ho 26 anni e sono sicuro che non smetterò mai di fare esperienze. Sono sicuro che non voglio mai smettere di imparare e di arricchirmi. Sono anche sicuro che non sarà facile, ma che saprò divertirmi nel farlo.

Ciao.

Mi chiamo Riccardo, ho 26 anni e in queste settimane ho conosciuto una persona così determinata che, scherzando, mi ha detto che avrebbe smesso di imparare e fare esperienze solo quando avrà vinto il Nobel.
Questa persona la ringrazio veramente di cuore. E' stata fondamentale in questi tre mesi, un gran compagno di viaggio. Qualche volta mi ha fatto incazzare, lo ammetto. Ma fondamentale.
Io, il Nobel, gli ho augurato di vincerlo. O forse di non vincerlo mai, per la paura che smettesse di fare quello che lo rende felice: crescere, imparare, sognare.

Ciao.

Mi chiamo Riccardo, ho 26 anni e sono sempre seduto ad un tavolino dell'aeroporto JFK di NY.
Mi guardo indietro, ringrazio e penso ancora una volta che non avrei immaginato tutto ciò.
Auguro a tutti di vincere il loro Nobel. O quantomeno di inseguirlo, sempre.

Sono anche convinto che se continuo a pensare insistentemente a cosa immagino per il futuro, per quanto mi possa spingere al largo, le onde mi faranno rimanere attaccato alla spiaggia.

Quindi non importa quante piccole spinte ansiose ed insicure io dia per andare lontano.

Ne basta una.

Ma che sia di esperienza.

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domenica 21 ottobre 2012

Sesso.

Ovviamente questo post non ha nulla a che vedere con il sesso. Volevo solo vedere quanti incuriositi dal titolo hanno fatto click e visitato il blog. Muahhaha

Vabbè dai già che ci siete, leggetevi il post no? ;)


Ultimo giorno pieno qui a NY.

Un po' ci penso e mi viene da dire che molte cose mi mancheranno.

Mi mancherà NY ma mi mancherà soprattutto l'america e gli americani.

Mi mancherà vedere la storia di tutto il mondo, compreso il mio Paese, al Metropolitan Museum.

Mi mancherà pensare che l'Italia è un Paese ricco di storia che invidiano, in tutto il mondo, e soprattutto in paesi come l'America, che di storia ne ha molto meno. E andarne fiero.

Mi mancherà pensare di stare in un paese che non ha il culto dell'ospite a casa e nemmeno quello del tenere in ordine e pulita la abitazione.

Mi mancherà la nonchalance degli americani di fronte ad una blatta o ad un topolino che scorrazza per casa..Mi mancherà trovare interi scaffali dedicati alle armi per uccidere queste bestioline, anzichè preferire fare una telefonata per disinfestare o semplicemente tenere pulito.

Mi mancherà la mentalità del "meglio curare che prevenire".

Mi mancherà un po' anche la maleducazione che ho trovato.
Mi mancherà lo stupore di quando aprivo la porta alle signore per farle passare e mi mancherà anche il menefreghismo di chi, durante questo mio gesto, mi scambiava volontariamente per l'usciere di turno e si intrufolava senza nemmeno un grazie.

Mi mancheranno i "buongiorno" e i "come stai?" forzati dal turno di lavoro.

Mi mancheranno le spallate lungo la fiumana di gente intenta a camminare a Manhattan. Mi mancheranno anche le relative mancate scuse.

Mi mancherà il menefreghismo dell'inesistente raccolta differenziata. Della prepotenza del packaging e del consumismo sfrenato.
Mi mancherà anche un po' il "chissenefrega se l'ambiente va a puttane, tanto io mangio bio" di un bel po' di newyorkesi.

Ovviamente, mi mancherà il THINK BIG.

Mi mancheranno i termosifoni a vapore del 1900 presenti in quasi tutte le case newyorkesi.

Mi mancherà la loro mentalità di permettersi di porsi 10 gradini sopra tutte le altre civiltà e comunità mondiali, il loro permettersi di giudicare tutti e tutto ed infine il loro pensare di risolvere  tutto con una qualche guerra che porti pace.

Mi mancheranno le sneakers, i pantaloni larghi e i loro cappellini New Era. Quindi mi mancheranno anche le fotocopie, dato che sono tutti vestiti così, nello stesso modo.

Mi mancherà il razzismo delle persone "di colore" verso quelle "bianche" (e non perchè me lo sia inventato, sia ben chiaro). Allo stesso tempo mi mancherà sorridere quando sentirò decantare di essere un paese civilizzato e al passo coi tempi.

Mi mancherà il loro credere che la "Pasta all'Alfredo" sia un piatto nazionale e che prima hanno inventato il "Parmesan" e poi noi lo abbiamo copiato creando il "Parmigiano".

Mi mancherà sentirmi dire "Italiano?"-risata-"Berlusconi?!?"-risata.

Mi mancherà essere un italiano che cerca un po' di Italia in un paese lontano. Mi mancherà essere in un piccolo mondo come NY. Dove tutti cercano un po' delle proprie radici e quando le trovano ci costruiscono attorno un loro paradiso.

Mi mancherà -ma non abbandonerò l'idea e un po' anche la rabbia- sapere che qui hanno i soldi, credono nei giovani ed investono nei giovani. In Italia no.

Mi mancherà pensare che ho dovuto andare lontano per rivalutare ciò che avevo molto vicino: l'Italia.

Amo NY. Sono ITALIANO.

Non avrei mai pensato di scriverlo: AMO L'ITALIA.

Ho sempre sperato di scriverlo: AMO L'ITALIA, ODIO CHI LA GOVERNA, CHI TENTA DI FARLO E QUINDI CHI CI RIDUCE COSì.
Costretti ad abbassare la testa davanti a tutti. Alcune volte costretti anche ad inchinarci e a metterci a novanta, e non ce lo meritiamo.



Mi mancherà pensare, e non mi rassegnerò nel farlo, che l'Italia ha tanto da insegnare anche all'America.

Basta volerlo.


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sabato 20 ottobre 2012

Schifezze.

Più passano i giorni, più mi accorgo di stare ritornando un pochino verso le abitudini italiane, come ragionare in euro o pensare alle cenette italianissime che mi farà trovare la mia mami.., più mi accorgo anche di essere diventato molto americano in questi tre mesi.
Non a caso, vi sto scrivendo dalla laundry mentre faccio il bucato, indosso dei pantaloni larghini beige, cappello con visiera dritta e sneakers. Giuro che quando torno a casa la smetto. :D

Ad ogni modo (almeno un "ad ogni modo" deve esserci in tutti i miei post..!), più passano i giorni, più mi avvicino al -1 e più non so che scrivere sul blog. O meglio, vorrei scrivere un sacco di cose ma ne devo scegliere per forza soltanto alcune, e non so quali.

Quindi direi che quello di oggi è un post dedicato ad una cosa importantissima per me, e che è stata importantissima per me qui a NY: il CIBO. :D

Ebbene si, in questi tre mesi mi sono destreggiato sui fornelli, ho spadellato e ogni volta assaporato i miei piattini, ma ammetto di essermi anche concesso un sacco di schifezze e sapete che vi dico? non ho ancora finito. Mi mancano giusto un paio di giorni..ahahaahahha
Nonostante ciò, vi assicuro che ho mantenuto la mia linea...dicono che si cominci ad ingrassare dopo i primi tre mesi....HELL YEAH!! muahahahah


Di seguito, per cui, trovate degli elenchi e delle classifiche dei posti in cui sono stato e delle schifezze che ho mangiato.


Partiamo con ciò che mi sono cucinato da me in casa mia..

CLASSIFICA TOP 3:

1. Pasta all'amatriciana
E stato un piatto presente costantemente sul mio tavolo, tanto buono quanto poco leggero. Ogni volta erano lacrime di dispiacere quando terminavo la porzione...

2. Pasta Zucchine e Filadelfia (si, scritto con la F..la ricetta è mia e decido io..muahahhaha)
Piatto easy e riproposto in diverse occasioni. Fresco e d'effetto.

3. Tapas alla Ricky
Servite con una fettina di lonza di maiale su pane tostato, il formaggio brie fuso sopra la fettina in netto contrasto con la cremina all'aceto agrodolce. Delicious.

PREMIO RIVELAZIONE: Pasta Melanzane e Tonno. Super buona e apprezzata sempre da tutti i commensali.


Ora veniamo alle porcate che mi sono mangiato qui. Mi sento di dirvi che sono un po' il Rocco Siffredi della porcata americana...io, le ho provate tutte, proprio tutte. Ciambelle, bacon, pastrami, popcorn caramellati, pepperoni's pizza...etc etc...

Ma veniamo alle classifiche:


Classifica dei best hamburger in NY (consapevole del fatto che non me la sentirò di mangiarne più in italia...):

1. JUST BURGER.
Questo piccolo fast food a gestione familiare ha avuto per me il piccolo inconveniente di trovarsi a 30 secondi di strada da casa mia e, purtroppo, sulla via per andare a prendere la metro...."e allora, cosa fai? un hamburgerino non te lo fai dal Justino?" cit.
Ottima qualità della carne, dimensione giusta e il proprietario mi offriva sempre da bere. Meglio di così si muore..
Soda con fill & refill.......ottimo.

2. SHAKE & SHACK.
Storico fast food newyorkese, famosissimo e preso d'assalto dai turisti. Diversi chioschi Shake & Shack sparsi in ny ma il più famoso e suggestivo rimane quello in Madison Park.
Ottimi gli hamburger, forse un po' troppo "nocivi"...ad ogni morso sentivo di stare commettendo uno sbaglio, soprattutto quando ordinavo il secondo hamburger...
Da provare le patatine ricoperte da formaggio fuso.

3. FIVE GUYS.
Altra catena newyorkese, vincitrice di diversi premi, si guadagna il terzo gradino del podio grazie al compromesso tra qualità e quantità e soprattutto "arroganza" dei panini... (non chiedetemi di spiegarvi questa frase).
Anche lui ha il beverage con la politica fill & refill...promosso.

Rivelazione cibo da fast food: Philly Cheesesteak. (foto e descrizione sotto)

Specialità di Philadelphia, provata per la prima volta nella sua città natale alle 11.00 della mattina e finita di digerire alle 11.00 di sera.
Non ci sono dubbi sulla sua estrema bontà...e nemmeno sulla sua pesantezza.
La cheesesteak consiste in un panino simile alla baguette, ma più lungo, riempito con ritagli di carne alla griglia, cipolle cotte alla griglia e formaggio fuso. AMAZING.


Altre schifezze provate...

I pop corn caramellati.
Penso li conosciate un po' tutti...
Qui sono serviti in barattoli di almeno un metro di altezza e insieme ai popcorn trovate anche mandorle e anacardi.
Mal di stomaco dopo la prima volta che li ho provati. Però buonissimi.

Ciambelle.
Dio benedica l'inventore delle ciambelle.
Io divento scemo, lo giuro, per quelle semplici con sopra la glassa di zucchero. Magari leggermente scaldate con il microonde.
Per diverse mattine ho fatto colazione con queste ciambelle ed il succo d'arancia "Grower's Pride"...in offerta al Key Food.... ahhaha

Dolciumi vari.
Sarà anche vero che sono così sfigato da perdermi Halloween...ma di certo non mi sono fatto scappare tutti i preparativi. Compresi i dolci.
Non appena provato il primo cioccolatino al cioccolato al latte e ripieno di burro di noccioline, ho capito come mai qui c'è un tasso di obesità altissimo.
Grazie a Dio che ho finito questi dolcetti. Ne ho mangiati solo tre per la cronaca. Li ho trovati nel mio showroom.
Poi c'è un altro dolce che da dipendenza.. E' una sorta di Bounty (il "nostro" bounty al cocco) solo che c'è più cocco...moooolto di più e genera moooolta più dipendenza. Grazie al cielo è finito anche questo. Ne ho mangiati solo due.

Hot Dog.
Famosissimi. Tanto che non hanno bisogno di presentazione.
Mangiarli per strada per chiuderti quel buco allo stomaco che senti da qualche minuto (qualora il buco sia reale e non soltanto una scusa per mangiarli) diventa un'abitudine. Diventa anche un'abitudine gustarseli con la combo ketchup e senape.

Spiedini di pollo.
Altra specialità dei baracchini newyorkesi che si incontrano per strada. Sono dei pezzettini di pollo cotti alla griglia a mo di spiedone. Ottimi con un po' di salsa barbecue e serviti nel panino dell'hot dog.

Patatine di Pommes Frites.
Pomes Frites New York è un posticino particolare nel village a NY, vicino a St. Mark Place. Ci sono stato solo un paio di volte nel cuore della notte.
E' particolare perchè è un posto che vende SOLO patatine fritte. E sono per giunta buonissime. Un'altra particolarità è che oltre alle patatine fritte si può scegliere una varietà quasi infinita di salsine da abbinare e in cui "pucciare" la nostra patatina (senza malizia, lo giuro).
Se passate da New York dovrebbe essere una vostra tappa obbligatoria.

Smoothies alla frutta.
Che dire degli smoothies....innanzitutto che sono molto simili ai nostri frullati di frutta. E' comunissimo trovare a NY un baracchino di smoothies che per 4 dollari vi delizierà con questi "beveroni" alla frutta "fresca". Potete scegliere la combinazione di frutta che più vi aggrada, scegliere se aggiungere qualche altro ingrediente come zucchero di canna e via per le strade di NY come un vero americano, con questo bicchierone in mano e con la vostra cannucciona..!
I miei preferiti sono: fragole+banana+ananas e solo pesca.

Chicken & Broccoli
Specialità cinese che mi facevo spesso portare in ufficio, servita con l'involtino primavera e il riso bollito. Favolosa.

Doritos.
Patatine simili a nachos ma disponibili in vari gusti. I miei preferiti sono "quelli rossi". Non li ho più mangiati quando ho capito che mi stavano bucando lo stomaco. Però sono buonissimi eh...!

Insomma di schifezze qui negli usa ce ne sono un sacco...sono tutte buonissime e generano tutte puntualmente dipendenza, ve lo posso giurare. Sicuramente me ne verranno in mente ancora almeno un altro paio di manciate...

Due sono le cose importanti:
 1. non mettetevi mai a leggere gli ingredienti. Mai.
 2. Chiedete dei tovagliolini. Non aspettate che ve li diano. Non li danno. Sono dei voncioni. E quando chiedete loro di darveli, vi guarderanno come se avessero visto un fantasma.


Stasera, prometto, un post più serio. Mooolto più serio.


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venerdì 19 ottobre 2012

Fotografie.

Ciao a tutti.

Chiedo scusa per l'assenza di ieri ma è andata così.

Diciamo che sono rimasto vittima dell'imprevedibilità di NYC. Diciamo che chi mi conosce sa che voglio fare le cose per bene, non voglio farmi mancare nulla...quindi ho voluto provare anche ad avere l'influenza newyorkese, con tanto di raffreddore, tosse, mal di gola, annessi e "disconnessi".
E siccome è anche risaputo che le cose facili non mi piacciono per nulla...ho scelto, di mia spontanea volontà e con grande orgoglio, di ammalarmi negli ultimi giorni a mia disposizione, a cavallo della partenza.

Ieri, ho dovuto, così, abbassare le serrande del blog.



Ebbene si, eccomi qui, di nuovo ad imbrattare queste pagine virtuali e, per rispondere subito ad alcuni di voi, no...non sto meglio. :D :D

Però dai, sono tornato a stressarvi con il mio blog, quindi già un passo in più l'abbiamo fatto.



Dunque, il titolo di oggi si chiama "Fotografie". Vi annuncio che sarà breve, sempre per le stesse cause che mi hanno spinto a chiudere i battenti ieri.


Perchè "Fotografie".

Non partirò raccontandovi di quanto amo fotografare.

Innanzitutto fotografie perchè fissano i ricordi. Per avere dei pezzettini di questa città sempre con me. E, fosse solo limitabile a questo, avrei concluso il post di oggi.

Le fotografie racchiudono dentro di loro le emozioni di quel momento fissato alla oramai ex pellicola. E per me è una vera soddisfazione sapere che anche solo una di queste emozioni riesce ad venire trasmessa a chi guarda le mie foto.

Le mie fotografie sono state anche fonte di tanta compagnia in questi tre mesi. Ogni volta che avevo bisogno di pensare, di non pensare, di vedere, di fare o quando ero da solo...scattavo.
E dopo aver scattato, sono stati tantissimi i momenti di post produzione davanti al computer. Insomma, la fotografia ha colmato tanti vuoti in questa esperienza.

Le fotografie trascinano la curiosità. O la curiosità trascina le fotografie. Tantissimi sono stati i momenti in cui spinto dalla curiosità di vedere, di conoscere e di visitare imbracciavo la macchina, caricavo il mio borsone, ed andavo a sperimentare nuove prospettive o a esplorare nuovi angoli della città che non dorme mai.
Tantissimi sono stanti, purtroppo, anche i momenti in cui della mia macchina fotografica ero sprovvisto e mi trovavo costretto ad usare l'iphone...imprecando poi per la qualità della foto o per la mia negligenza e pigrizia nel non portarla con me.

Nei prossimi giorni e quando sarò in Italia, caricherò un sacco di foto che mi sono rimaste "indietro"..e non dimenticatevi che anche la Brianza ha un sacco di fascino, quindi continuerò a scattare.

Ad ogni modo, la fotografia per me è stata ed è importantissima.

Spero di avere fatto vivere un po' di NY anche a voi con i miei scatti e soprattutto spero di avervi trasmesso qualcosa in più che semplici immagini a colori o in bianco e nero.

Per i ritardatari, questo il link giusto http://www.flickr.com/photos/riccardorho/



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giovedì 18 ottobre 2012

chiuso.

Chiedo scusa a tutti ma il post di oggi non verrà scritto per causa di forza maggiore.

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mercoledì 17 ottobre 2012

heart times

Si, lo so. Sono leggermente in ritardo nei tempi.

Ora sto facendo colazione e sto scrivendo il post...di ieri. Per lo meno tengo fede alle promesse dai.

Questo post è velocissimo. Più che di NY, vi parlo della sensazione che ho rispetto ad una situazione che sta finendo, ed un'altro ciclo che tra poco nascerà.

Vi voglio parlare, o forse accennare dato la brevità del post, di questa sensazione nell'ambito lavorativo.




Quando sono partito per venire qui, la situazione in Italia per noi giovani laureati era, come dire...critica. Ora, dopo che leggi il corriere online giornalmente e dopo che amici e parenti ti informano sul "cosa accade", non resta che metterti le mani nei capelli. Direi che la situazione si è fatta...drammatica.

Io mi trovo qui. In questa fantastica terra di mezzo fornita, in via del tutto gratuita e disponibile da subito, da quella che oramai è divenuta la condizione standard del neolaureato: il precariato.

Ora, è mattina, io sono appena sveglio, voi starete già lavorando da un pezzo e ne avrete anche già le palle piene probabilmente. Quindi tronco qui.

Prima vi volevo dire che è una cosa che mi fa molto riflettere e mi mette un sacco di ansia addosso. Non c'è skyline che tenga, non c'è tramonto che riesca a distogliere i pensieri da li...

Per cui, non mi resta che continuare con le mie 5 versioni di curriculum vitae nella speranza che non mi si chieda di lavorare e vivere di aria, anzi, sarò positivo, NELLA SPERANZA DI TROVARE UN LAVORO CHE MI PIACE. (chissà...magari qualcuno che mi legge.............. :) )

Ad ogni modo, in questi giorni penso sempre di più a questa situazione. Un po' perchè il mio tempo qui sta finendo, un po' perchè ho letto sulla bacheca della mia amica Elena queste righe un po' polemiche ma manifesto di quello che penso pensiamo noi tutti:


Eravamo ragazzi e ci dicevano: “Studiate, sennò non sarete nessuno nella vita”. Studiammo. Dopo aver studiato ci dissero: “Ma non lo sapete che la laurea non serve a niente? Avreste fatto meglio a imparare un mestiere!”. Lo imparammo. Dopo averlo imparato ci dissero: “Che peccato però, tutto quello studio per finire a fare un mestiere?”. Ci convinsero e lasciammo perdere. Quando lasciammo perdere,
...rimanemmo senza un centesimo. Ricominciammo a sperare, disperati. Prima eravamo troppo giovani e senza esperienza. Dopo pochissimo tempo eravamo già troppo grandi, con troppa esperienza e troppi titoli. Finalmente trovammo un lavoro, a contratto, ferie non pagate, zero malattie, zero tredicesime, zero Tfr. zero sindacati, zero diritti. Lottammo per difendere quel non lavoro. Non facemmo figli – per senso di responsabilità – e crescemmo. Così ci dissero, dall’alto dei loro lavori trovati facilmente negli anni ’60, con uno straccio di diploma o la licen
za media, quando si vinceva facile davvero: “Siete dei bamboccioni, non volete crescere e mettere su famiglia”. E intanto pagavamo le loro pensioni, mentre dicevamo per sempre addio alle nostre. Ci riproducemmo e ci dissero: “Ma come, senza una sicurezza nè un lavoro con un contratto sicuro fate i figli? Siete degli irresponsabili”. A quel punto non potevamo mica ucciderli. Così emigrammo. Andammo altrove, alla ricerca di un angolo sicuro nel mondo, lo trovammo, ci sentimmo bene. Ci sentimmo finalmente a casa. Ma un giorno, quando meno ce lo aspettavamo, il “Sistema Italia” fallì e tutti si ritrovarono col culo per terra. Allora ci dissero: “Ma perchè non avete fatto nulla per impedirlo?”. A quel punto non potemmo che rispondere: “Andatevene affanculo!”. (Torto, Breve storia di una generazione)


Per cui, facciamoci tutti un grosso "in bocca al lupo".


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lunedì 15 ottobre 2012

Effetto sorpresa.

Vi voglio scrivere, oggi, di come NY sia imprevedibile.

La vista.

New York ti abbaglia con i suoi grattacieli e con le sue stranezze.

La cosa più strana è che con me lo ha fatto dal primo giorno fino ad oggi.
Non smetterei mai di scattare foto alla skyline. Fotografarla al tramonto. All'alba. E si, sono ancora i vestiti che usa NY.
La domanda è: come è possibile che questa città riesce sempre a spiazzarti pur rivolgendo lo sguardo sempre sulla stessa cosa? Può cambiare la prospettiva, l'ora del giorno o della notte, il clima...ma sa sempre sorprenderti con l'imprevedibilità nella sua quotidianità, nella sua routine.

Forse, però, noti con il passare del tempo che non è poi così fissa la regola. Non sempre un grattacielo dona il sorriso o meraviglia.
Non sempre si può solo guardare verso l'alto nella città le cui costruzioni sembrano volere tendere la mano alle nuvole e disinteressarsi di chi c'è laggiù, in strada.

E allora abbassi un po' la testa dopo che l'hai tenuta alzata verso l'alto per i primi minuti. E vedi che c'è chi non ha nemmeno la forza per guardarli i grattacieli, chi li maledice e chi invece si è proprio rassegnato e dorme avvolto in qualche straccio sulla gradinata di una chiesa.
New York è anche questo.

E allora ti guardi intorno. E noti che sei il solo che lo fa.

Altro effetto sorpresa: a NY la gente non si guarda intorno. Nemmeno sulla metropolitana. Sembra che siano tutti quanti immersi in un loro mondo, forse aiutati dalle enormi cuffione che circondano la loro testa e dal volume altissimo che fuoriesce da esse, oppure aiutati dai loro iphone o kindle..però ognuno si fa i fatti suoi. La gente non si parla, si isola. Ve lo posso giurare.
Che ci sia una persona seduta sul sedile della metropolitana che grida cose senza senso, they don't care. Nessuno gli presta attenzione.
Che ci sia una persona che in pieno giorno va ingiro vestita da non so cosa, magari con i capelli viola, la maglietta beige e i pantaloni rossi (che nemmeno un cieco che pesca a caso dall'armadio riuscirebbe nella combinazione...), they don't care. Si siedono di fianco, accendono il loro lettore di libri elettronico ed incominciano ad ignorare tutto il resto. Non importa se il treno deraglia. Per Dio! Lasciateli leggere o giocare con l'iphone in santa pace! :D
Riuscite ad immaginare una scena simile a Milano?
Alcuni di voi staranno pensando: "eh vabbè...ci sono anche a Milano..!". Ed io vi credo. Ne ho viste anche io di stranezze a Milano. Il punto, però, è proprio la reazione. Il totale ignorare la cosa.

...e mi permetto di dire anche, però, che le stranezze che ci sono a NY...non sono nemmeno lontanamente immaginabili.

Chi non si fa gli affaracci suoi, invece poi diventa famoso. Perchè al posto di ignorare le stranezze, ha avuto la "brillante, fantasmagoria e geniale" idea di chiedere loro di mettersi in posa per una foto.
Se non credete alle mie parole date un occhio a "Humans of New York" su facebook (grazie alla Sere che mi ha girato il link..!) cliccando qui.

L'intento mio non è di farvi vedere che New York non è tutta rose e fiori, ma sistematicamente ed inconsciamente spesso vado a sforare un po' nell'argomento.

Chiedo venia. Mi sono promesso solo cose belle fino alla fine di questo blog.

Parlavo di effetti sorpresa e chiudo qui a breve perchè sono davvero molto stanco. In tre mesi ho avuto oggi il mio primo giorno libero infrasettimanale e ho dovuto sacrificarmi ed indossare i panni del turista, ahimè... :D :D

Dicevo. Ny ti sorprende e secondo me -e non solo secondo me, ciao Alessia :)- riesce a farlo in modo eccelso nelle fermate delle metropolitane.

Ogni fermata della metro è un piccolo mondo a se.

I turisti in Time Square che non sanno che uscita prendere e si muovono come formiche impazzite. I musicisti a Union Square, gli artisti a Bleeker Street.

Le scritte in cinese che seguono quelle in inglese nelle insegne di Canal Street, i mattoncini colorati di West Harlem che sembrano venuti fuori da una puntata di Starsky e Hutch.

Tanto sorprendente questo cambio di mondo istantaneo, a pochi minuti di corsa in treno, quanto sorprendenti sono i cambi di mondo quando si passeggia a piedi.
Pensate che a mezzogiorno nel giro di cinque minuti sono passato dalle stranezze glam-punk di "Trash & Vaudeville", negozio nell'East Village, ai colori floreali di decine e decine di ristoranti indiani. Tutti uguali, uno dopo l'altro. Come fabbricati in serie.


Solo voltando l'angolo.


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domenica 14 ottobre 2012

Habits

In fondo, ciò che secondo me fa la differenza tra il vivere in una città per tre mesi e il vivere la città per tre mesi sono le abitudini.

Mio Dio, quanto sono importanti le abitudini.

Se ci pensate un attimo, esse sono i nostri punti di riferimento nella vita di tutti i giorni. Ci aiutano a ritrovare un po' noi stessi e ci sentiamo un po' smarriti se le perdiamo di vista. Piccoli riti di tutti i giorni, un po' per scaramanzia, un po' anche inconsapevolmente ma sono li, in noi.

Se ci pensate un attimo, le abitudini sono la prima cosa che viene meno quando si è catapultati in una nuova realtà. E a me è capitato.

Se ci penso, nei primi tempi ho proprio cercato, inconsapevolmente, di circondarmi di nuove abitudini.

Forse per sentirmi più tranquillo e sicuramente per avere i miei punti fermi. D'altro canto diceva Freud che noi tutti abbiamo bisogno di punti fermi fin da quando siamo bambini, ecco perchè i bimbi vogliono sentirsi sempre raccontare la stessa storia prima di andare a letto che puntualmente finisce con lo stesso finale...

Per cui ho iniziato anche io con le mie.

Per pensare e lavoricchiare un po', ad esempio, Starbucks era l'ideale. E' veramente bello chiudersi in un caffè e sorseggiare qualche cosa di bollente intanto che si lavora un pochino con il computer e si osserva i passanti dai vetri appannati.

Adesso che ci penso, non ho mai bevuto una birra non americana da quando sono qui. Budweiser, Brooklyn Lager, Brooklyn Six Points, Brooklyn Oktoberfest. Insomma ho bevuto più birre di Brooklyn  che quante volte mi sono recato fisicamente nel distretto in tre mesi.

Andare a prendere la metropolitana o andare a casa di Stefano in skate. Questa è un'abitudine che mi è piaciuta parecchio e che mi mancherà altrettanto. Non oso immaginare le parole che mi arriverebbero se dovessi andare in giro per strada con lo skateboard a Verano Brianza... :)

Il tirare su la testa appena saliti i gradini di una metropolitana per ammirare l'immensità dei grattacieli. SEMPRE.

Il "carne, american cheese, lattuga, pomodoro, ketchup e coca cola". Avete bisogno che ve lo spieghi? :)

L'odore di brioches appena sfornate alla fermata della metro per rientrare a casa il sabato notte...o forse meglio dire il sabato mattina. Ogni volta annusare l'aria appena sceso dal treno ed ogni volta chiedersi come sia possibile l'esistenza di un'odore così familiare a km e km di distanza....e stupirsi ogni volta ancora perchè a distanza di tre mesi non ho ancora capito -vi giuro- da dove arrivi questo profumo...

Leggere in metropolitana. Un libro o il Metro. (ps- grazie a Luca per avermi consigliato l'ultimo libro che ho letto e di cui giro il consiglio a tutti: "The art of racing in the rain" - Garth Stein Bellissimo) Senza musica nelle orecchie perchè ogni annuncio dall'interfono può salvarti dall'allungare il percorso di un'ora.

Gli hot dog con ketchup e mustard. (Ah..la mustard non è la mostarda ma è la senape. E' un cosiddetto "false friend" :D) L'abitudine di mangiarsi un hot dog per strada è senza eguali.

Può sembrare una banalità ma anche la perfetta sincronizzazione dell'utilizzo del bagno la mattina presto tra me e le mie coinquiline è un'abitudine che mi mancherà.

Salutare e fermarsi a parlare ogni volta con il proprietario del fast food sotto casa che ti racconta sempre di quanto sia bella la Grecia e di quanto si trovi male qui a NY.

Ce ne saranno almeno un'altra manciata di abitudini acquisite. Di quelle abitudini che un po' ti si cuciono addosso per vivere nella città.

Purtroppo, però, la cosa che mi è mancata sono un altro tipo di abitudini. Quelle che in tre mesi non puoi avere per via del tempo ristretto che ti spinge prima ad esplorare e a provare tutto almeno una volta. Le abitudini a cui mi riferisco questa volta non sono quelle della routine.
Quelle del tipo "vado in un posto, scopro che mi piace e poi ci torno". Quelle del "mi sono affezionato". Non riesci ad avere un tuo "qualcosa preferito" se ci vai solo una volta...

Purtroppo tre mesi, per come sono fatto io, sono davvero troppo pochi per svilupparne di questo tipo. Io sono più la persona che vuole conoscere ed esplorare tutto. E per esplorare NY non sarebbe abbastanza nemmeno un anno. Senza giorni lavorativi ovviamente.

Per questo motivo non sono mai tornato per due volte nello stesso locale notturno, nello stesso ristorante (salvo rarisssssime eccezioni) etc...e questa cosa è molto più simile a ciò che fa un turista rispetto a ciò che fa uno che vive la città per il semplice fatto di volerla vivere.
Senza pensare ad altro.

Senza pensare al tempo che sta per scadere né al rimpianto di essersi perso qualcosa da vedere per strada.

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sabato 13 ottobre 2012

Countdown.

Non mi sono mai piaciuti i conti alla rovescia.

Anzi, direi proprio che li odio. Odio i conti alla rovescia. I countdown se vogliamofall'americano.

Odio i countdown e le code. Non quelle fatte con i capelli, ma quelle alla cassa, al cinema, alla posta...quelle insomma.

Tutte due sono legate allo scorrere del tempo, ma in modo diverto. Uno è un catalogare il tempo e farlo scorrere in maniera inversa, l'altro è una perdita di tempo.

Al di là di ciò, lasciamo stare per un attimo le code. Vi voglio parlare di countdown.

Perchè mancano 10 giorni alla partenza. Si, solo dieci. Poi la verde e ridente brianza mi riavrà come suo cittadino.

10 sono i giorni come 10 sono i post che voglio scrivere prima di partire. Sarebbe ancora più carino se riuscissi (ma non ve lo prometto) a scrivervi in ciascun post una cosa che ha caratterizzato questa esperienza, un abitudine acquisita, una sensazione o un'emozione vissuta e non solo "cosa ho fatto/cosa ho visto".

Stavo pensando, poco fa', in metropolitana che mi sento molto newyorkese in questi giorni. Alla fine sto cedendo, ammetto di stare subendo il fascino di questa città -sono però ancora combattivo nel difendere il mio paese, tranquilli. Oggi ad esempio una ragazza ha osato dirmi che NY è più pulita di Milano.

Ammetto che NY è come una affascinante e misteriosa donna, ci vuole un po' di tempo per conoscerla, per viziarla, soprattutto per capirla, ma alla fine la si conquista. O forse, come sta succedendo a me, è invece lei che ti conquista.
Ti seduce e ti fa diventare parte di lei. Ti fa dimenticare dei suoi difetti. Ti distrae, distogliendo il tuo sguardo dalle sue imperfezioni e, quando il tuo sguardo comincia a cedere è li che ti stupisce e ti colpisce nuovamente dritto al cuore.
Ogni giorno esibisce colori diversi e si veste di abiti sempre nuovi: la pioggia, il sole, l'estate, l'autunno, il tramonto, l'alba, il giorno e la notte.

In tre mesi ne ha indossati molti e ogni volta, magari dietro qualche mia brutta parola in dialetto -soprattutto se faceva freddo o pioveva- mi accorgevo di starmi a poco a poco sempre più affezionando.

Questa cosa la capisci soprattutto dopo tre mesi di uscite insieme, bevute di caffè e frequentazione con questa donna che si chiama NY.

Io lo capisco dalle piccole cose:

Ti addormenti quando prendi la metro per tornare a casa di sera e ti svegli puntualmente alla tua fermata.

Capisci i discorsi della gente intorno a te, sorridi e rivolgi loro una battuta.

Ascolti la storia di qualcuno che ti racconta la sua passione per le auto d'epoca. Lo stai ad ascoltare non perchè anche tu lo sei, ma per il semplice fatto che ognuno ha la sua storia interessante, ed in una metropoli di millemilamilioni di abitanti...sapete quante ce ne sono?

Aiuti qualcuno che sta sbagliando a prendere la metro, salvandolo da una lunga corsa sul treno in direzione opposta.

Rispondi alle indicazioni che ti chiedono i passanti. Non guardando la mappa.

Non guardi più la mappa perchè sai dove sei e dove si trovano le altre cose.

Sorseggi un bicchierone di caffè americano per strada per scaldarti..meglio se dell'IKEA e costa 75cent...perchè ci piace essere un po' alternativi...dai... :)

Ti stai accorgendo che stai iniziando a preferire una ciambella glassata ad un croissant classico italiano...forse perchè del croissant non ti ricordi il sapore.. (questa è davvero una brutta cosa!)

Parli di cucina italiana e delle tue ricette -semplicissime- con una ragazza americana che rimane puntualmente a bocca aperta..

Riesci a parlare con i bambini sulla metropolitana. Ragazzi, fidatevi. Parlare con un bambino americano di circa 5 anni è una cosa difficilissima. Non si capisce nulla! Anche solo dirgli che anche a voi piace Batman. Lo giuro. (A me è capitato una volta, perchè sto bambino mi stava tirando scemo in metro)

Ti fai la doccia e i tuoi pensieri scorrono in lingua inglese.

Dormi ed i tuoi sogni scorrono in lingua inglese.

Insomma, alla fine, mi sono affezionato a questa città.

Una cosa è sicura però: qui non ci vivrei per il resto della mia vita. O, per lo meno, ogni tanto devo tornare a casa ;)


I <3 NY.

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Nuove foto qui: http://www.flickr.com/photos/riccardorho/











lunedì 8 ottobre 2012

JOVANOTY

HELLOOOUUU....!!

Mi sa che se vado avanti così, tutti i miei post dovrebbero cominciare con "vi chiedo scusa per la latitanza".... :D

Di che si parla in questo post? Vi ha fatto risuonare nulla nella vostra scatola cranica il titolo di oggi?

Ebbene sì. JOVANOTY. Che poi è la pronuncia di JOVANOTTI da parte degli americani.


Sabato sera, 6 ottobre, ho assistito ad uno dei concerti più belli della mia vita.

Sabato sera, 6 ottobre, sono andato al "Terminal 5", locale nel midtown west side, perchè un ragazzo, oramai cresciuto -classe '66- nato a Roma e fatto conoscere a tutti da Claudio Cecchetto nel lontano 1986, ha deciso di fare tappa anche a New York durante il suo lungo tour americano.

La prima cosa di cui ho potuto rendermi conto è stata la quantità di italiani che mi circondavano. Cosa a cui da due mesi abbondanti a questa parte non ero più abituato. E, a dirla tutta, un po' mi ha fatto sentire a casa.

La seconda, ahimè, è stata accorgermi che il gruppo spalla era davvero noioso...ma tutto ciò non può altro che essere utile per conoscere un po' di quegli italiani che mi stavano attorno.



Lorenzo arriva sul palco preceduto dai suoni gravi emessi dal basso di un Saturnino in ottima forma.
Camicia rossa, cravatta nera come i suoi pantaloni e Borsalino della stessa tonalità. Quest ultimo forse indossato per rimarcare la sua passione per il jazz in una delle patrie di questo genere.

Pronti, partenza, via.

Per certo, vi posso dire che non mi ricordo la scaletta. Per certo vi posso dire che non ho mai smesso di sorridere. Dalla prima all'ultima canzone...e forse anche dopo.

Sotto il palco ci si sentiva un po' tutti fratelli. Non perchè fossimo tutti in grado di cantare a squarciagola ogni parola di ogni canzone sfoderando una pronuncia impeccabile, come a voler fare invidia agli americani presenti, come a voler rivendicare qualcosa di nostro in terra straniera. Non per questo, ma molto probabilmente si era un po tutti fratelli proprio perchè gli italiani non erano poi così tanti
Perchè è un po' buffo ma allo stesso tempo bellissimo avere di fianco a te un afroamericano che ti chiede: "come si chiami questa canzoni?" Ed è altrettanto buffo ed altrettanto bello rispondergli e scrivergli il titolo tra gli appunti del cellulare. Sorridendo.
Si era un po' tutti fratelli perchè Jovanotti è così. Se stesso. Con TUTTI.
Mai maleducato ma sempre corretto. Con TUTTI.
Mette TUTTI a proprio agio prima di cominciare, si presenta, come se fosse un perfetto sconosciuto e come se gli americani in sala fossero capitati li per caso.
Ringrazia i padroni di casa prima di cominciare, si scusa per l'inglese e, come un bambino che vede un suo desiderio avverarsi, si meraviglia di stare suonando a NY davanti ad un pubblico variegato quando fino a qualche anno fa', ammette, non parlava una parola di questa lingua.

In effetti l'inglese è ancora un po' stentato. Ma chissenefrega. Lorenzo è così, e, quando non ce la fa più a cercare parole nel suo vocabolario mentale in una lingua che non è la sua, la mette sulla semplicità.

"AMORE=LOVE" 


Ed ha così eseguito una delle mie canzoni preferite di sempre, "stella cometa".



Molte sono state le hit dal sapore un po' retrò, come "positivo" e "serenata rap", poche le hit a cui ci ha abituato negli ultimi tempi. 
Molte le improvvisazioni ed i cambi di ritmo, da improvvisati bossanova a più travolgenti ritmi brasiliani. Molte le emozioni, assenti le delusioni.


Emozioni. 

Questa è la parola che può riassumere nel più sintetico dei riassunti una serata indimenticabile. Non un voto da pagella scolastica per la performance del cantautore. Non stelline da critico cinematografico del Corriere della Sera. Ma emozioni. "Solo" emozioni.

Sorrisi e tanto divertimento da parte di tutti hanno ripagato con la giusta moneta il poeta. 

Il messaggio è arrivato al destinatario nel migliore dei modi con i canali migliori possibili: le parole, le canzoni, lo show.

Ammetto che non mi era ancora capitato di assistere ad un concerto così, con un cantante che non è un personaggio costruito, ma un personaggio in quanto se stesso. Un comunicatore del cuore in grado di muoversi in un modo unico tra tutti i suoi strumenti, che molto spesso non sono solo musicali ma sono emozionali.
Una persona che non ha bisogno di fingere per essere amato, ma che allo stesso tempo sa mettersi a nudo e quasi imbarazzarsi quando, ancora una volta, saluta l'amore di una vita e le dedica una delle sue numerose canzoni.

Un poeta.

Una persona, più che una star.


Per cui, accorgendomi di non essere così abile da riuscire a tramandarvi le stesse emozioni, accorgendomi anche di stare deficitando con la lingua italiana (e questa cosa un po' mi preoccupa), vi lascio con le sue parole. 
Vi lascio anche con un suo video. Ma promettetemi di leggere prima il testo.


"Dedicata a tutti gli italiani in giro per il mondo e lontani da casa" cit. Lorenzo.

Io lo so che non sono solo 
anche quando sono solo 
io lo so che non sono solo 
io lo so che non sono solo 
anche quando sono solo 

sotto un cielo di stelle e di satelliti 
tra i colpevoli le vittime e i superstiti 
un cane abbaia alla luna 
un uomo guarda la sua mano 
sembra quella di suo padre 
quando da bambino 
lo prendeva come niente e lo sollevava su 
era bello il panorama visto dall'alto 
si gettava sulle cose prima del pensiero 
la sua mano era piccina ma afferrava il mondo intero 
ora la città è un film straniero senza sottotitoli 
le scale da salire sono scivoli, scivoli, scivoli 
il ghiaccio sulle cose 
la tele dice che le strade son pericolose 
ma l'unico pericolo che sento veramente 
è quello di non riuscire più a sentire niente 
il profumo dei fiori l'odore della città 
il suono dei motorini il sapore della pizza 
le lacrime di una mamma le idee di uno studente 
gli incroci possibili in una piazza 
di stare con le antenne alzate verso il cielo 
io lo so che non sono solo 

io lo so che non sono solo 
anche quando sono solo 
io lo so che non sono solo 
e rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango 
io lo so che non sono solo 
anche quando sono solo 
io lo so che non sono solo 
e rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango 

la città un film straniero senza sottotitoli 
una pentola che cuoce pezzi di dialoghi 
come stai quanto costa che ore sono 
che succede che si dice chi ci crede 
e allora ci si vede 
ci si sente soli dalla parte del bersaglio 
e diventi un appestato quando fai uno sbaglio 
un cartello di sei metri dice tutto è intorno a te 
ma ti guardi intorno e invece non c'è niente 
un mondo vecchio che sta insieme solo grazie a quelli che 
hanno ancora il coraggio di innamorarsi 
e una musica che pompa sangue nelle vene 
e che fa venire voglia di svegliarsi e di alzarsi 
smettere di lamentarsi 
che l'unico pericolo che senti veramente 
è quello di non riuscire più a sentire niente 
di non riuscire più a sentire niente 
il battito di un cuore dentro al petto 
la passione che fa crescere un progetto 
l'appetito la sete l'evoluzione in atto 
l'energia che si scatena in un contatto 

io lo so che non sono solo 
anche quando sono solo 
io lo so che non sono solo 
e rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango 
io lo so che non sono solo 
anche quando sono solo 
io lo so che nn sono solo 
e rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango 

e mi fondo con il cielo e con il fango 

e mi fondo con il cielo e con il fango






E l'unico pericolo che senti veramente è quello di non riuscire più a sentire niente.


VIVIAMO.